Entrare dentro il significato, recuperare la sua (presunta) anima originaria, perduta. Mettere “In” davanti “Etimo” è come racchiudere l’alterità abissale dell’esistenza nel cuore di un intimo abisso. Non si da nessuna verità nell’assolutismo di una dimensione monologica, non si da nessuna parola senza la densità fisica di un corpo che ne accolga il suo peso semantico. Il gesto anacronistico di Marco Colazzo e Federica Griesi sviluppa una tensione conoscitiva che mette fra parentesi il “vero” senza svalutare l’esigenza di autenticità. Procedere in questa esplorazione estetica significa entrare dentro l’origine di un senso profondo, inteso non come il “principio” o come la “genesi” ma come l’origine-vortice di cui parla Walter Benjamin: “L’origine, benché sia una categoria pienamente storica, non ha nulla in comune con la genesi. Con origine non s’intende un divenire del già nato, bensì qualcosa che nasce dal divenire e dal trapassare. L’origine sta nel fiume del divenire come un vortice e trascina dentro la propria ritmica il materiale della nascita”. In Etimo unisce la ricerca metalinguistica di Griesi, sospesa fra astrazione concettuale e pulsione primordiale, e l’esperienza pittorica di Colazzo, un’immersione incosciente dentro un universo ancestrale, dove scorgere in tralice forme sfocate e i motivi arcaici.