La Nuova Pesa apre le porte a Gianni Dessì, nuovo capitolo della rassegna collettiva intitolata Realia. Dopo una prima mostra che ha visto la presenza di tutti e sei gli artisti partecipanti, da febbraio sono iniziate le personali con Di là da di Andrea Aquilani, seguito da Gianni Dessì e da altre quattro esposizioni fino a concludere il ciclo con Alberto Garutti. Per questa iniziativa la galleria ha proposto agli artisti un contributo con dei lavori legati all’esperienza del lockdown, le diverse personali vedono quindi esposte opere recenti, salvo qualche eccezione.
Negli spazi dell’antico palazzo in via del Corso lo scorso mese è stata inaugurata Per voce sola… una mostra articolata e diversificata, in cui materiali, tecniche e interventi arrivano a coinvolgere l’intera struttura espositiva. Ad apertura del percorso ci si trova davanti a Tutto insieme, un’opera che si compone di un autoritratto realizzato nel 2012 e incorniciato da una nuova serie di acquarelli. Il giallo del lavoro centrale dialoga con l’azzurro trasparente delle realizzazioni più recenti, sulle quali si ripercuotono dei cerchi neri, echi di quello centrale a simboleggiare l’occhio.
Un altro mondo si apre nella sala successiva, diametralmente opposto, ma esplicativo dello stile di Gianni Dessì: Camera Picta. Un intervento ambientale e immersivo che invade le pareti dello storico palazzo e dialoga in perfetta armonia con le decorazioni del soffitto settecentesco. Perfetto esempio di quella contaminazione tra pittura e scultura che contraddistingue l’artista; in questo caso troviamo al centro una scultura, una testa dalla superficie estremamente materica e frastagliata che nella sua inquietudine cerca di dialogare con lo spettatore. Tutto intorno sulle pareti un motivo romboidale che rimanda a un alveare, allude a una città chiusa in se stessa, specchio della condizione di isolamento e incomunicabilità che ha caratterizzato lo scorso anno. Anche in un intervento così deciso e attuale, Gianni Dessì non dimentica il luogo che ospita la sua scenografia, il grigio delle pareti richiama infatti il colore della decorazione originale e con essa entra in contatto nei punti più alti della stanza e in corrispondenza delle finestre.
Infine, quattro opere a parete, quattro punti di focalizzazione che esprimono la natura tridimensionale della pittura e l’approccio versatile dell’artista nei confronti dei media espressivi e del loro utilizzo. Supporti in compensato si animano grazie a una pittura estremamente densa che si articola e si espande nello spazio attraverso il colore e il sapiente uso dei supporti, talvolta scavati, incisi o sovrapposti per creare uno sviluppo dinamico e articolato anche nella bidimensionalità.
Diversi sono gli elementi di contatto all’interno del percorso espositivo, riuscendo così a narrare lo spirito di un artista di difficile definizione. Ricorrente è l’autoritratto, non sempre percepibile a un primo sguardo, ma costante presenza che emerge dagli strati di colore e materia, così come il giallo, caratteristico di diversi lavori e simbolo di una sorta di rivendicazione, un’uscita allo scoperto attraverso il colore che maggiormente si avvicina alla luce e a una sua materializzazione astratta.
Dalle opere a parete fino alla Camera Picta tutto si riallaccia all’esperienza artistica di Gianni Dessì, caratterizzata da una forte sperimentazione che interessa i materiali, ma anche la percezione e la dimensione sensoriale dell’opera. La pittura sconfina nella tridimensionalità rivendicando un proprio luogo, diverso e mutevole, il suo linguaggio si amplia, accogliendo in sé nuove modalità espressive, nuovi contesti attraverso i quali manifestarsi. Il delicato equilibrio tra materia e ambiente viene rivoluzionato in favore di uno spazio ridisegnato di cui la pittura si riappropria dotandolo di una nuova dimensione fisica e sensoriale.
«Il quadro, all’inizio, l’ho pensato come a una parte del tutto, che veniva staccata e offerta allo sguardo. E di lì, appunto, sono nate le Camerae Pictae, che, con questo colore, volevano ridisegnare la percezione di uno spazio fisico in cui l’idea del quadro diventava anche l’ambiente in cui stare, sostare, sempre un po’ dall’esterno, e vivere e fare luogo. Spazio per noi».