Quello che succede nei lavori di Mondrian ha a che vedere con jazz. Con il boogie, sopratutto nella fase dei lavori intitolati, appunto, “boogie”, ma in generale con il jazz. È una questione di ritmi e di spazi, che in qualche modo seppur nella visione, diventano tempi.
D’altronde quello che succede nei film di Wes Anderson ha a che vedere con Mondrian. I tempi, nello spostamento della visione diventano spazi e, al contempo, spazi mentali. E così via. È un rapporto tra geometria e fantasia.

La struttura, la partitura, peraltro, non è necessario che siano esattamente speculari. Sono griglie ma non è necessario che ripetano uno schema. Non è nemmeno necessario che lo prevedano. Sono piuttosto un canovaccio dentro cui colorare emotivamente. Griglia e schema non sono la stessa cosa.

È necessario, però, che tutta la struttura chiuda sempre ciclicamente in un quadrato. Che si risolva in una maniera lineare e identificabile. La vita artistica che si muove all’interno di queste operazioni è il cuore emotivo di questo quadrato. Tutt’attorno c’è un campo di analisi che ritorna e divaga per linee rette.
I colori in Mondrian e in Anderson sono tessuto. Tattili ed emozionanti come nota o serie di note. Sono divagazioni (ma non troppo) emotive in una partitura basata sull’andirivieni dei moduli compositivi. Rigorosamente statici per meglio mostrare il movimento all’interno di essi.
Si tratta di una visione del giorno che scorre in cui tutto è uguale e tutto è diverso. Una visione scandita da movimenti necessari, orari, bisogni, cibo, dormire, lavorare. Anche se in Anderson tutto è semi-straordinario e non esattamente quotidiano, ma stiamo traslando.

Non sarebbe niente di troppo lontano, in realtà, dalla vita fatta di certezze e spazio fantasioso. Questo c’è: che lo si occupi o no, lo spazio esiste: quindi l’alterarsi (modificarsi) improvvisato delle azioni attuate dentro alla griglia gode di una certa libertà, che è vita, o forse la vita stessa.
La vita si muove dentro al campo, ma nel momento e nella posizione richiesta si situa secondo un rigore ed un ordine necessari, a meno di strappi nel tessuto. Tuttavia il momento e il movimento godono di una certa libertà, come libera è la scelta perfino dentro ad ogni (apparente) prigionia.